Gestalt Play Therapy
Il lavoro con i bambini
La modalità principe per lavorare con un bambino è il GIOCO che assume un ruolo centrale nella relazione tra terapeuta e bambino sia nelle sedute individuali che nelle sedute congiunte in cui sono presenti nella stanza uno o entrambi i genitori.
Attraverso il gioco i bambini danno senso e significato a ciò che stanno vivendo, a quanto gli sta accadendo.
Le tecniche espressive, creative e giocose utilizzate sono la massima essenza di questo lavoro e spesso diventano ponti verso il sé profondo dei bambini e consentono un’espressione efficace e potente.
L’incontro terapeutico (mentre si gioca) diventa un momento in cui il terapeuta e il bambino creano una relazione autentica dove il piccolo paziente si sente libero di esprimere il suo mondo interno, spesso in modo inconsapevole; esprime limiti e risorse di come costruisce le relazioni con il mondo e sperimenta altri modi per attingere o sviluppare risorse che gli permettano un rapporto con l’ambiente più adattivo e creativo.
“Giocare, disegnare, costruire storie sono gli ingredienti di ogni seduta con un bambino.”
Il terapeuta attraverso l’analisi delle modalità di giocare del bambino, acquisisce informazioni sul suo livello di sviluppo mentale, sulle sue competenze, sulla sua vita affettiva ed emotiva, sulla sua capacità di regolare le emozioni, sulle fantasie e angosce che abitano il suo mondo interiore, su come vive le relazioni nel suo ambiente quotidiano, in particolare nella famiglia e a scuola.
Le variazioni del gioco segnalano ogni cambiamento lungo il percorso terapeutico.
Il metodo Gestalt Play Therapy
La Gestalt Play Therapy è un modello terapeutico ideato da Violet Oaklander negli anni ’70 in California e diffuso ormai in tutto il mondo. La Gestalt Play Therapy si rivolge principalmente al lavoro con i bambini e gli adolescenti e utilizza innumerevoli tecniche che servono a dare al bambino esperienze sensoriali, corporee, emozionali, intellettive e verbali. Le esperienze di lavoro con queste tecniche aprono all’immaginazione dell’adulto un’infinita gamma di possibilità creative per comprendere i bambini e aiutarli a superare la loro difficoltà.
Ma il gioco non è solo un utile strumento per indagare la vita psichica e relazionale del bambino ma ha anche la funzione di permettergli di mettere in scena il proprio mondo interiore, fattore di per se stesso terapeutico in senso lato.
Il gioco, contemporaneamente finzione e realtà, permette al bambino di rappresentare esperienze prima confuse e indefinite, attraverso l’assunzione di ruoli da drammatizzare, senza conseguenze dirette sulla realtà.
La messa in scena può enfatizzare alcuni aspetti della vita reale o addirittura staccarsi dalla realtà dando vita a creature e personaggi totalmente inventati e fantastici nel tentativo di dare forma, con l’aiuto del terapeuta, a fantasie ed angosce profonde difficilmente esprimibili a parole.
Si prendono in considerazione
i contenuti del gioco (fantastico, realistico)
il tipo di emozioni che lo accompagnano (aggressività, paura, tenerezza …)
la sua struttura (maggiore o minore complessità, grado di coerenza, elementi ripetitivi)
il modo in cui il bambino gioca (spontaneità o inibizione, gioco solitario o coinvolgimento del terapeuta).